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182 | penombre |
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Sorrise il vegliardo di un grande sorriso,
E parve, se squarcia le nuvole il sol,
L’arcana dolcezza del raggio improvviso
Che balza e si adagia sull’umido suol.
45Poi disse: — poeta dall’occhio sdegnoso,
Allenta la foga dell’agile pie;
E a qualche vicino cantuccio nascoso,
Se vuoi ch’io ti ascolti, cammina con me. —
Passava un canonaco; sentendo il compagno
50Celeste di rabbia repente tremar,
Gli dissi all’orecchio: cacciamolo a bagno?
Qui presso è un canale.... tu stammi a guardar.
E già mi avventavo.... — ma il nume rispose:
Un solo fra tanti, fra tutti.... a che pro?
55Pei versi e l’oceano, pel turbo e le rose,
Poeta, il castigo dal ciel tuonerò! —
Giungemmo a un boschetto; qui il vecchio s’assise,
Tergendo affannato, la polve e il sudor;
Mi stese la mano, di nuovo sorrise,
60E, sfoga, mi disse, l’immenso furor!
Ma quel sorriso mi avea fatto muto,
E stava lì, sospeso, a bocca aperta
Come quando si aspetta uno starnuto.