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memorie del presbitero | 27 |
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O settantenne fante — zoppicante
Nella queta dimora,
Certo, tanto l’amavi.
Sei morta seco per servirlo ancora:
Senti, io scordai soavi
Faccie di giovinette innamorate,
21Ma le tue rughe, no, non le ho scordate!
Quand’io tornava a sera, e il vecchierello
Parlava al suo breviario,
Tu, per darmi la cena,
Riponevi in un angolo il rosario;
Egli, finito appena,
Tutto ridente mi sedeva accanto,
28E mi diceva: — t’ho aspettato tanto! —
I poverelli che venivan spesso
M’amavano anche loro
Perchè il pastor m’amava,
E, nei dintorni, il mio mesto lavoro
Agli astri si portava,
Perchè un giorno avean visto in sul sagrato
35Chino a osservarlo il tremulo curato.
Io che non amo i preti, io piango ancora,
A quel vecchio pensando,
Che vivea di vangelo;
D’un volo il benedetto animo blando
Andò a posarsi in cielo,
E il vescovo narrò ch’egli è perduto
42Perchè cantava il dì dello Statuto.