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XVI.
ALL'AMICO
Quando era colma l’anima
Di affetti e di armonie,
Ho prodigato al lastrico
Le esuberanze mie;
5E tracannai, beffandoli,
Vini di insulse ebrezze,
E dispersi carenze
Che ricordar non so.
Ma non mi infanghi il plauso
10Dell’ebete orgoglioso
Che urtai, fra gonne e calici,
Nel suo cammin famoso;
Se nei caffè sbadiglia
D’arte, per noia e moda,
15Che il nome mio non s’oda,
O ch’ei lo insulti io vo’!
L’insulto e la calunnia,
Sposati in un sorriso,
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