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16 MARIO RAPISARDI

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pensieri e giudizi.djvu{{padleft:34|3|0]]venterà un privilegio dei ricchi. Avremo l’istruzione aristocratica! Per potere esercitare il nobile mestiere di medico o di avvocato bisognerà procurarsi un diploma nelle città privilegiate. Chi non ha gambe da recarvisi e quattrini da mantenersi, crepi; o vada a zappare la terra.

E gli apostoli legalitari pensano intanto e si arrabattono e si accoltellano per ricostituire... che cosa? i partiti o sè stessi? Non ricostituiranno un bel nulla. Il popolo lo comincia a comprendere, e un giorno o l’altro farà da sè.


VIII.


Si grida da un pezzo su la decadenza degli studi e su la necessità di riformarne gl’istituti e le leggi. Retorica! E maligna. Chi più si arrabattono sono i canonici ingordi e i famelici docenti delle università così dette primarie: abolendo infatti le minori, crescerebbe il numero dei loro uditori, crescerebbero le dotazioni ai famosi gabinetti e crescerebbero i loro proventi. Bocche enormi e stomachi insaziabili che inghiottono e digeriscono due terzi almeno di quel poco che dà l’erario italiano all’Istruzione. Col tornaconto si aggiunge il mal animo contro i professori ufficiali che hanno stipendio fisso e, fin a oggi, securo: quando essi devono correre in caccia di studenti e accalappiarli e sedurli con ogni arte e fatica, piatendo a questo e a quello e raccomandandosi perfino ai bidelli, loro mezzani, a cui

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