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186 | parte ii - capitolo ii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu{{padleft:190|3|0]]dalle arti curialesche, sapeva di non aver nelle vene sangue di forti lavoratori. Non vedeva salute che in una rivoluzione, in una guerra, nella libertà della patria. Ah quando l’Italia fosse libera, come la servirebbe, con che forza, con che gioia! Queste poesie nel cuore le aveva bene, ma il proposito e la costanza di prepararsi con gli studi a un tale avvenire, no.
Mentr’egli remava in silenzio scostandosi dalla riva, Luisa andava pensando come mai suo marito commiserasse la bambina perchè non aveva denari. Non vi era contraddizione tra la fede, la pietà cristiana di Franco e questo sentimento? Le vennero in mente le categorie del professor Gilardoni. Franco credeva fervidamente nella vita futura ma in fatto si attaccava con passione a tutto che la vita terrena ha di bello, di buono e di onestamente piacevole, compreso il tarocco, la primiera e i buoni pranzetti. Uno che osservava così scrupolosamente i precetti della Chiesa, che ci teneva tanto a mangiar di magro il venerdì e il sabato, a udire ogni domenica la spiegazione del Vangelo, avrebbe dovuto conformar la propria vita molto più severamente all’ideale evangelico. Avrebbe dovuto temerlo e non desiderarlo, il denaro.
«Buona lagata!» gridò lo zio dalla terrazza vedendo il battello e Luisa seduta sulla prora, nel chiaro di luna. In faccia al nero Bisgnago tutta la Valsolda si spiegava dal Niscioree alla Caravina nella pompa della luna; tutte le finestre di Oria