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194 parte ii - capitolo ii

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Franco abbracciò di slancio, con un singhiozzo, i suoi amici

I tre stettero abbracciati in silenzio, palpitando, stringendosi forte, nella ebbrezza della magica parola: guerra. Franco non si accorgeva di avere ancora la bottiglia in mano. Gliela tolse Luisa; egli allora si staccò impetuoso dagli altri due e cacciatosi fra loro a braccia aperte, li trascinò via per la vita come una valanga, li portò in loggia ripetendo: «contate contate contate.»

Colà, chiuso per prudenza l’uscio a vetri che mette sulla terrazza, l’avvocato e Pedraglio misero fuori il loro prezioso segreto. Una signora inglese villeggiante a Bellagio, fervente amica dell’Italia, aveva ricevuto da un’altra signora, cugina di sir James Hudson, ministro d’Inghilterra a Torino, una lettera di cui l’avvocato possedeva la traduzione. La lettera diceva ch’erano in corso a Torino, a Parigi e a Londra segretissime pratiche per avere la cooperazione armata del Piemonte in Oriente, che la cosa era in massima decisa fra i tre gabinetti, che restavano solamente a risolvere alcuna difficoltà di forma perchè il conte di Cavour esigeva i maggiori riguardi alla dignità del suo paese; che a Torino si era certi di ricevere al più tardi in dicembre l’invito ufficiale delle Potenze occidentali ad accedere puramente e semplicemente al trattato del 10 aprile 1854. Si affermava persino che il corpo di spedizione sarebbe comandato da S. A. R. il duca di Genova.

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