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200 | parte ii - capitolo ii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu{{padleft:204|3|0]]dolcemente atto di sciogliersi, raddoppiò la stretta, sempre in silenzio. Franco, allora, intese. Ella lo abbracciava adesso come lo aveva impetuosamente baciato prima, quando si era parlato di andar tutti alla guerra. Strinse egli pure le tempie di lei fra le mani, le baciò, le ribaciò i capelli e disse dolcemente «cara, pensa che gran cosa, dopo, questa Italia!» «Oh sì!» diss’ella. Alzò il viso al viso di suo marito, gli offerse le labbra. Non piangeva ma gli occhi erano un poco umidi. Vedersi guardar così, sentirsi baciar così da quella creatura briosa e fiera valeva bene alcuni anni di vita, perchè mai mai ella non era stata con lui, nella tenerezza, così umile.
«Allora» diss’ella «non staremo più in Valsolda. Tu dovrai lavorare come cittadino, non è vero?»
«Sì, sì, certo!»
Si misero a discorrere con gran zelo, l’una e l’altro di quel che avrebbero fatto dopo la guerra come per allontanar l'idea di una possibilità terribile. Luisa si sciolse i capelli e andò a guardar Maria nel suo lettino. La bimba si era prima, forse, svegliata e s’era posto in bocca un ditino che poi pian piano, tornando il sonno, n’era scivolato fuori. Ora dormiva con la bocca aperta e il ditino sul mento. «Vieni, Franco» disse sua madre. Si piegarono ambedue sul lettino. Il visetto di Maria aveva una soavità di paradiso.
Marito e moglie stettero a guardarla in silenzio