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204 | parte ii - capitolo iii |
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L’uscio dell’alcova si aperse, comparve Luisa, in veste da camera, con i capelli sciolti e con una candela in mano, mentre un gendarme si affacciava al ripiano superiore della scala a dir che la serva era mezzo svenuta e non poteva venir giù. L’aggiunto gli ordinò di lasciar il suo compagno presso la donna e di scendere. Poi salutò la signora che non rispose al saluto. Sperando che Franco fuggisse, ella si era affrettata di uscir di camera per trattenere, per ingannare, se possibile, la Polizia. Vide suo marito, trasalì, palpitò, ma si rimise subito.
L’aggiunto si avanzò per entrar in camera. «No!» esclamò Franco. «C’è un’ammalata!» Luisa impugnò la maniglia dell’uscio chiuso guardando colui in faccia.
«Questa malata chi è?» domandò l’aggiunto.
«Una bambina.»
«Eh, cosa vogliono che le facciamo?»
«Scusi» disse Luisa scotendo nervosamente la maniglia quasi in atto di sfida. «Hanno bisogno d’entrare tutti?»
«Tutti.»
Al rumore delle voci e della maniglia la piccola Maria si mise a piangere un pianto di stanchezza desolata, che faceva male al cuore.
«Luisa,» disse Franco «lascia che questi signori facciano la loro parte!»
L’aggiunto era un giovane, alquanto elegante, dalla fisonomia fine e cattiva. Lanciò a Franco un'oc-