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il segreto del vento e dei noci 249

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Maria alzò il viso, s’illuminò tutta. «Missipipì!» diss’ella e scivolò giù dalle ginocchia della Pasotti, corse incontro allo zio Piero ch’entrava. Si alzò anche la Pasotti, stese le braccia, tutta sorpresa e ridente, verso il vecchio inaspettato amico. «Tè chì, tè chì, tè chì!» E corse a salutarlo. La Maria strillò tanto forte «Missipipì, Missipipì!» e si avvinghiò tanto stretta alle gambe dello zio che questi, quantunque paresse non averne voglia, dovette pur sedere sul canapè, pigliarsi la bambina sulle ginocchia e ripeterle la vecchia canzone:


Ombretta sdegnosa...


Dopo quattro o cinque «Missipipì» la Pasotti, temendo che suo marito ritornasse, prese congedo. La Veronica voleva porre Maria a letto. La piccina si crucciò, lo zio intervenne: «oh lasciatela un po’ qui!» e uscì con lei sulla terrazza per vedere se il papà e la mamma ritornassero.

Nessuna barca veniva da Casarico. La piccina ordinò allo zio di sedere e gli si arrampicò sulle ginocchia.

«Perchè sei venuto?» diss’ella. «Non c’è mica, sai, il pranzo per te.

«Me lo farai tu, il pranzo. Son venuto per star con te.»

«Sempre?»

«Sempre.»

«Proprio sempre sempre sempre?»

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