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l'asso di danari spunta 265

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu{{padleft:269|3|0]]visino pacifico. Non lo sapeva, lei, cara, che il suo papà sarebbe andato lontano lontano e il suo papa aveva il cuore tutto molle di quel piccolo tesoro caldo che vi respirava su, di quella testina dall’odore di uccelletto del bosco. Gli pareva già di essere partito e che lei lo cercasse, che piangesse, e allora gli correva nelle braccia un desiderio di stringerla forte, fermato subito dal timor di destarla.

Il Gilardoni era uscito il primo e stava sul sagrato ad aspettare donna Ester con l’ombrello aperto. Ella venne a braccetto di Luisa e la perfida Luisa, malgrado il pregar sommesso della compagna, disse al professore «ecco la Sua dama.» Ester non ebbe il coraggio di rifiutar il braccio del Gilardoni ma gli osservò ridendo che splendevano mille stelle.

Il Gilardoni guardò il cielo, mise fuori due o tre frasi senza senso comune e chiuse l’ombrello. Non nevicava più, sopra il Boglia il cielo era lucido, s’udiva in alto un rombo continuo. «Vento, vento!» disse Ismaele raggiungendo la comitiva. «Vado a piedi! Vado a piedi!» gemette allora la Cia che aveva una gran paura del lago. Intanto la gente, uscendo di chiesa, urtò e scompose il gruppo, lo trasse giù per la scalinata. I sei viaggiatori e il barcaiuolo si riunirono da capo sulla piazza di S. Mamette e lì donna Ester dichiarò che non si sentiva troppo bene, che rinunciava al punch e che sarebbe andata a casa a piedi con la Cia.

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