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CAPITOLO VII.


E' giuocato.


Tre giorni dopo, alle cinque della mattina, in Milano, il professore Gilardoni usciva, inferraiuolato fino agli occhi, dall’Albergo degli Angeli, passava davanti al Duomo e infilava la buia contrada dei Rastelli dietro una fila di cavalli condotti a mano dai postiglioni, entrava nell’ufficio delle diligenze erariali. Il piccolo cortile dove ora è la Posta era già pieno di gente, di bestie, di lanterne. Voci di postiglioni e di conduttori, passi di cavalli, scosse di sonagliere; all’eremita della Valsolda pareva un finimondo.

Si stavano attaccando i cavalli a due diligenze, quattro per ciascuna. Il professore andava a Lodi perchè aveva saputo che la marchesa era in visita presso un’amica di Lodi. La diligenza di Lodi partiva alle cinque e mezzo.

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