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404 parte ii - capitolo x

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Il dottore mandò via le donne ch’erano ancora nell’alcova, poi si volse, dall’entrata all’ingegnere e gli fe’ segno di venire.

«Donna Luisa» diss’egli dolcemente, «C’è lo zio, il Suo caro zio, che viene a pregarla.»

Il vecchio entrò con viso pacato ma vacillando. Fatti due passi nella camera si fermò. Luisa era seduta sul letto con la sua bambina morta in braccio, la stringeva, la baciava sul viso e sul collo, gemeva, premendovi su le labbra, gemiti lunghi inesprimibili.

«Sì sì sì sì» diss’ella, quasi con un sorriso tenero nella voce. «È il tuo zio, cara, è il tuo zio che viene a trovar il suo tesoro, la sua Ombretta, la sua Ombretta Pipì che gli vuol tanto bene. Sì sì sì sì.»

«Luisa» disse lo zio Piero «quietati. Tutto è stato fatto quel che si poteva fare, adesso vieni con me, non star più qui, vieni con me.»

«Zio zio zio» fece Luisa con una voce grossa di tenerezza, senza guardarlo, stringendosi il cadavere sul seno, cullandolo. «Vieni qua, vieni qua, vieni qua dalla tua Maria. Vieni, vieni qua da noi che sei il nostro zio, il nostro caro zio. No, cara, no, cara, non ci abbandona mica il nostro zio.»

Lo zio tremò, il dolore lo vinse un momento, gli strappò un singhiozzo. «Lasciala in pace» diss’egli con voce soffocata. Essa non parve udirlo, riprese: «Andiamo noi, cara, andiamo noi dal nostro zio. Che ci andiamo, Maria? Sì sì, andiamo

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