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468 | parte ii - capitolo xiii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu{{padleft:472|3|0]]per la libertà. Su tra il nebbione, invisibili come spiriti, prima la finta Marianna, poi la guardia che soffia e geme sotto il peso della gerla, poi il finto sior Zacomo che le promette le belle viste e la urta con la carabina. La carabina fa miracoli. In mezz’ora i tre raggiungono la cresta che scende verso Brè, pochi passi sotto il cocuzzolo. Allora siedono sull’erba e giù, e giù a precipizio, scivoloni. Si mette a piovere, la nebbia si dirada, ecco in fondo, tra i piedi, il rosso dei boschi cedui. Primo vi arriva di volo il venerabile cappellone del sior Zacomo scaraventato abbasso da Pedraglio, con un viva l’Italia! mentre scivola a braccetto della guardia. A Brè Pedraglio fece correre tutto il paese sparando a festa la carabina, distribuì anesone triduo agli uomini e mezz’oncie alle ragazze, domandò al curato di poter appendere in chiesa il «marsinon» per grazia ricevuta, si attavolò a mangiare con la guardia, gli fece predicar dal prete il perdono dei pugni nello stomaco e gli diede lettura di una stanza del poema fratesco che finiva così:
A questo punto il Padre Lanternone
Disse: ho mutato ancor io opinione.
Gli dimostrò che se aveva mutato un Padre Lanternone poteva mutar anche lui e lo persuase a disertare, gli fece buttar via l’uniforme e indossare il «marsinon» fra le risate e gli applausi. Il solo che non rideva era l’avvocato. «E quel povero Maironi?» diss’egli.