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il savio parla 491

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Scrivo allo zio Piero per chiedergli perdono se gli tolgo un giorno della tua compagnia.

Maggior male non temo. Anche gli Austriaci non pensano che alle armi, la loro Polizia si lascia sfuggire migliaia di giovani che vengono a prenderle qui. Sarebbero terribili all’indomani di una vittoria ma quel giorno, per essi, viva Dio! non verrà.

Luisa, è possibile ch’io non ti trovi all’Isola Bella, che tu creda far piacere a Maria non venendo? Ma non sai, la mia Maria, la mia povera piccina, se le avessero detto - corri a salutar il tuo papà che forse va a morire - come....»


La voce del lettore oscillò, si ruppe, mancò in un singhiozzo. Luisa si nascose il viso fra le mani. Egli le posò la lettera sulle ginocchia e disse a stento: «donna Luisa, può avere un dubbio?»

«Sono cattiva» rispose Luisa sotto voce, «sono matta.»

«Ma non gli vuol bene?»

«Alle volte mi pare tanto e alle volte niente.»

«Dio mio!» fece il professore. «Ma adesso? Non La commuove l’idea che potrebbe non vederlo mai più? -

Luisa tacque; parve che piangesse. Balzò improvvisamente in piedi stringendosi le tempie fra le mani, piantò in viso al professore due occhi dove non erano lagrime ma invece una luce sinistra di corruccio. «Ella non sa» esclamò «cosa c’è nella mia testa, che cumulo di contraddizioni, quante idee opposte che si combattono e prendono

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