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518 | parte iii - capitolo ii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu{{padleft:522|3|0]]ciato Luisa la prima volta come amante. Rialzò il viso, non poteva neppur parlare. Finalmente gli riuscì di metter fuori queste parole: «le dirò che hai promesso....» «No» mormorò Luisa, accorata «quello non lo posso, non domandarmelo, non è più possibile.»
«Cosa, non è possibile?»
«Oh, intendi bene! Anch’io ho inteso bene cosa volevi dir tu.»
Ella riprese a camminare, volendo staccarsi da quel discorso. Tenne però il braccio del marito, che la fermò.
«Luisa!» diss’egli, severo, quasi impetuoso. «Mi lascerai partire così? Sai cosa vuol dire per me partire così?»
Ella ritirò allora lentamente il braccio di sotto quello di lui e si voltò a destra verso il parapetto, vi si appoggiò guardando l’acqua come a Oria, quella sera. Franco le restò diritto accanto, attese un poco e poi le domandò di rispondergli.
«Per me sarebbe meglio finirla nel lago» diss’ella, amaramente. Suo marito le cinse la vita con un braccio, la strappò dal parapetto e la lasciò libera, levò il braccio in aria. «Tu?» esclamò con sdegno. «Parlar così, tu che dicevi sempre di prender la vita come una guerra? E il tuo modo di combattere sarebbe questo? Io credevo una volta che la più forte fossi tu. Adesso intendo che sono io il più forte. Molto più! Sai neanche immaginare cosa ho sofferto io in questi anni? Sai neanche