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82 | capitolo secondo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:104|3|0]]ricordati poi spesso. E desiderò, poveretta, che io unissi agli aranci una parola mia„. Qui don Giuseppe ebbe un sorriso di commiserazione triste, come per dire: si figuri cosa può valere una parola mia!
“Adesso gliela mando cogli aranci„, disse. “Mi ha veramente ispirato riverenza, povera marchesa. Lei sa che di solito esprime poco i propri sentimenti, non dice mai cose accentuate. Bene, qui, proprio qui dove siamo adesso, ricordo queste sue parole dette senza lagrime, sa, senza troppa commozione: don Giuseppe, dica al Signore che non ne posso più„.
Era infatti, a pensare la maschera di calma che sempre la vecchia signora portava davanti ai suoi e al mondo, una parola tragica. Maironi, quantunque avesse più volte intravveduto le profondità segrete di quell’anima, ne fu colpito come da un rimprovero, sentì la inferiorità morale della propria natura obliosa, piena di concupiscenze. Gli balenò insieme il dubbio di una impotenza della volontà contro questa disposizione fatale, imperante dell’essere suo, il cuore gli si sollevò in un amaro “perchè?„ e subito si raumiliò per la riverenza dell’alto spirito vicino.
“Don Giuseppe„, diss’egli quando il domestico lo ebbe avvertito che la carrozzella era pronta,