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eclissi. 149

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III.


I nuvoli che alle quattro pendevano sulle spettabili tegole dell’onesta casa Záupa, diedero alle sei un violento acquazzone. Tuoni, lampi, furioso vento apersero nitide da levante a ponente le vie della luna. Il principio dell’eclissi era annunciato per le undici e mezzo, e verso le undici Maironi doveva recarsi a villa Diedo per salire poi con i Dessalle sul vicino colle, dove un nastro di magnifica via serpeggia per le alture signoreggiando a vicenda, e talora insieme, l’oriente infinito e il disordinato campo d’occidente che le radici tortuose dell’Alpe ingombrano sino alla fuga obliqua dell’alte sue fronti. Poco dopo le dieci e mezzo egli si metteva per la stradicciuola ripida e deserta che sale alla villa dalla scuderia. La luna radeva le vette degli alberi pendenti dalla costa sulla strada. Piero, camminando rapidamente nell’ombra, udì un chiacchierio di voci femminili e maschili che gli scendevano incontro. Rallentò egli pure il passo.

Riconobbe le voci delle signore che Carlino Dessalle chiamava contessa Importanza e contessine Importanzète, di altre signore, di ufficiali e borghesi suoi conoscenti, che ridevano, si facevano

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