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220 | capitolo quarto. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:242|3|0]]rosa quanto più attesa: “capisce, don Giuseppe, quel che m’intendo?„
“Eh!„ diss’egli, nella sua riverenza; e tacque. Poichè il silenzio si prolungava, riprese imbarazzato: “ecco, forse, tutto no„.
La marchesa ebbe un triste sorriso di preghiera: “Bisognerebbe che parlasse Lei, don Giuseppe„. Parlare a chi? Don Giuseppe, dopo essersi passata replicatamente la mano sulla fronte come per pulirsi e liberarsi d’una preoccupazione molesta, si arrischiò a domandarlo.
“Ecco„, rispose la marchesa, “intanto a Zaneto„.
Don Giuseppe tentennò, storse un poco la bocca. La marchesa ricominciò paziente, stavolta molto meno nebulosa, il suo dire e non dire.
“Ecco, mi no so. Lu ga in mente sto Senato. Una fissazion, ghe digo mi. Metemo che i lo fazza, che no credo. Cossa vien fora? Spese„.
Qui la marchesa espresse come potè una sua particolare amarezza. Zaneto mendicava raccomandazioni in quella casa! “Lu el dise che così se fa capir che no ghe xe gnente de male, ma mi digo che no ghe andaria„. E ritornò alle spese. Parlò degli imbarazzi del marito. Tutto per soverchia bontà “perchè lu carità, perchè lu tegner afituali che no paga, lu questo e lu quelo„. Guai se non avesse