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4 | capitolo primo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:26|3|0]]momento la padrona lo chiamò da capo. Voleva sapere se avesse visto il padrone. Colui rispose di no, sgarbatamente. “Sarà in Duomo, il signor padrone„, disse la cameriera alle spalle della marchesa. “Sarà andato a far l’ora„. La vecchia signora sapeva che da qualche tempo suo marito, per certe coperte ambizioni politiche, non vestiva più la cotta di socio della confraternita del Duomo. Tacque, però. In quel momento un ragazzotto uscì dalla scuderia con una bracciata di fieno. “Dove va quel fien, ohe?„ gridò la vecchia, imperiosa. Stavolta il cocchiere rispose con affettata solennità, compiacendosi di farla tacere e di esprimere insieme un coperto disprezzo per qualcun altro: “Fien del paron giovine! Ordine del paron giovine!„
Federico, che stava abbottonandosi la livrea, masticò un altro soliloquio sulla clientela di straccioni che aveva il “paron giovine„, il genero dei padroni vecchi, che abitava un’ala del palazzo e teneva in scuderia un cavallo da sella. Anche i brumisti disperati venivano, adesso, a spremerlo! Anche fieno regalava! Federico diede al giardiniere, nella sua sapienza, il consiglio di andarsene e di ritornare verso le quattro quando veniva a casa il “paron giovine„. “Ancò, ciò, la parona la ga in testa un ovo e diman la gavarà in testa un galeto. Vien dal