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362 capitolo sesto.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:384|3|0]]sensi non aveva però potuto unificarsi con lui nel più alto, nel più profondo dell’anima sua. Le vampe dell’orgoglio, della sovreccitazione intellettuale gli assorbivano il calore della vita inferiore. Egli considerava con disprezzo superbo il pericolo di cadere, lasciando Jeanne, nelle sensualità basse, si credeva immune per sempre da quelle febbri. Lo colpì bene il ricordo della fallace sicurezza cui gli aveva dato nelle ore mistiche lo schifo delle colpe sensuali; ma perchè non avrebbe fine una volta la vicenda degli ardori e chi poteva dire che non fosse già finita?

Cacciò quel ricordo ed entrò nella deserta Piazza Maggiore in faccia alla magnificenza spettrale delle grandi occhiute logge nere che un glorioso maestro antico cinse all’opera decrepita e cieca di un confratello antichissimo, come qualche umanista potè cingere di splendore idee medioevali.

Pensò ch’era forse suo destino di abbandonare fra poco e per sempre la città onde il genio tutelare risiede in quelle meravigliose logge e nella sottile, altissima torre che vi sorge accanto e serve loro, secondo diceva Carlino Dessalle, di punto ammirativo. Venticinque anni di ricordi gli s’illuminarono nella mente, come ai moribondi il corso intero della lor vita. Rivide nel bagliore di un lampo infiniti luoghi della città congiunti a memorie

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