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380 | capitolo sesto. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:402|3|0]]la nebbia, si tolse dal sentiero, sgomentata, con uno sforzo. Le voci si dileguarono. “Vuole aspettar un poco?„ diss’ella, affranta dallo sgomento e dallo sforzo. Passarono certi casolari e piegarono a destra in un picciol cavo ombreggiato di noci dove convergono altri sentieri e chiama con fioca dolente voce una sottile polla dell’Acqua Barbarena, cascando nella vasca disposta ivi per le mandre. Piero fece sedere Jeanne sull’orlo della vasca. Non aveva tazza, raccolse l’acqua della polla con le mani. Ella bevve, impresse la bocca nella commessura delle palme, ebbe un singhiozzo arido e alla domanda di lui se desiderasse bere ancora scosse il capo senza levarlo.
Egli disgiunse le mani adagio adagio, le ne sfiorò il viso pietosamente ed ella subito se lo coperse con le proprie. Poi cavò il fazzoletto e glielo porse tenendosi ancora l’altra mano sugli occhi, pregò di bagnarlo, se ne deterse le ciglia, tacque col viso basso e le mani giunte in grembo. Egli cercò una parola pia, le disse accorato che non aveva creduto di farle tanto male.
“Mi permette„, mormorò Jeanne, “di seguirla dove andrà, senza mai farmi vedere da Lei?„
Egli non rispose ed ella lo interrogò da capo con l’oscuro fuoco dei grandi occhi aridi.
“Jeanne! Come può pensare a questo se mi disapprova?„