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402 | capitolo settimo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:424|3|0]]pere. Ha udito, ha compreso tutto, ricorda tutto, mi ha ripetuto tutto. Si figuri se non cercai di rimediare, di smentire! Mi troncò la parola in bocca. “Non dica, non dica, so che è vero. Le leggo negli occhi che è vero.„ Volle sapere se quella signora fosse libera e si afflisse molto che non lo fosse. Mi domandò se credevo che Lei sarebbe venuto, che avrebbe accolto bene una parola sua di perdono e di preghiera. Le risposi che n’ero certo.„
Don Giuseppe tacque. Piero piangeva.
“Dio mio, don Giuseppe„, diss’egli, “non potrebbe Lei evitarle questa pena, dirle che io considero la sua parola come detta, come udita, dirle a nome mio tutto quello che la può consolare?„
Don Giuseppe gli pose una mano sulle ginocchia ed ebbe ancora, senza guardarlo, un lievissimo sorriso, un sospiro, una inarticolata voce sommessa di dubbio, una voce che Piero intese a questo modo: “Non è meglio, per qualche ragione da tacere, che parli proprio Lei?„
Si bussa all’uscio. Un’inserviente avverte ch’è giunto il professore chiamato per telegrafo da Bologna.