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440 capitolo settimo.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu{{padleft:462|3|0]]ad altro. Si china verso l’abisso profondo, e piange. Sente ch’è finito, che quell’ultimo baleno di passione è passato invano, più nei sensi che nel cuore di lui. Si dice che forse potrebbe riconquistarlo simulando una conversione, ma che il morire le sarebbe possibile, il mentire no. Dalla nera valle ai suoi piedi risale con lo sguardo l’opposta montagna fino al cielo, trova una fascia di nebbione, l’aperto sereno e le stelle. Da fanciulla credeva in Dio. Sarebbe un dolce rifugio, adesso! Ma come credere in Dio? Come da esseri così mobili, così miseri, così effimeri può essere fondato un Assoluto così grande? Come può essere Dio altro che un desiderio di quello che a noi manca? E se veramente Dio esistesse anche solo come quell’assoluta giustizia di cui Maironi è diventato fanatico, non si dovrebbe vedere questa giustizia in tutto che non dipende, neppure in parte, dalla volontà umana, in tutto che dipende da lei sola? E invece dov’è? Perchè dovrebbe soffrir tanto, lei? Questo amore, se lo è forse dato?

Il pezzo è finito ed ella si ricompone quanto può, rientra, chiede distrattamente:

“Che musica è?„

Suo fratello si scandolezza. Come non ha riconosciuto il primo allegro della Kreutzersonate?

“Lo chiamano un allegro„, soggiunse. “Io

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