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CAPITOLO OTTAVO
Senza traccia
Da tre giorni la gracile spoglia dello spirito asceso alla Vita posava dentro il piccolo cimitero bianco, fra le viti, gli ulivi e gli allori della terra gentile, poco sopra lo specchio del lago. La notte cadente era inquieta. Raffiche alternate a lunghi silenzi delle cose suonavano sul lago, per le rive, per gli oleandri e i rosai dell’orto Maironi, chini sulle onde; rombavano nel pino a ombrello sopra la panca dove Piero e don Giuseppe stavano a colloquio, curvavano le sottili aste nere dei cipressi allineati a monte dell’orto, lungo il muro di cinta. Il chiarore della luna traspariva per un latteo drappo di nuvole, teso dai profili morbidi della Galbiga e del Bisgnago alle rupi selvagge del picco di Cressogno e alla fronte uniforme del Boglia; e talvolta ne traspariva un momento la stessa velata imma-