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38 | capitolo primo. |
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“Piano, piano„, fece Zaneto sconcertato. “Io non ho detto niente e non dico niente. Del resto ieri son venuti molti a parlarmi del tuo sindacato. Il primo è venuto alle otto della mattina, un individuo che non conosco. — Chi è Lei? — Sono uno che suona il pelittone in fa bemolle. — Bravo. E allora? — Se dicesse una parola a Suo genero che sarà il nostro sindaco..., se mi facesse prendere nella banda municipale... — A mezzogiorno ne capita un altro; anche lui per avere la tua protezione, perchè tu gli faccia impiegare un figliuolo alla Posta e collocar la madre al Ricovero comunale. Un terzo è venuto ieri a sera, un diurnista del Municipio. Dice che fra pochi giorni sarai eletto sindaco, che vorrebbe presentarsi a te per farti i suoi ossequi e anche per certe sue istanze particolari, ma che si trova in condizioni miserabili di vestito e gli occorrerebbe una giacca decente, se puoi aiutarlo. Vedi vedi, che tesoro di clientele ti fai!„
Piero lo fissò in silenzio, leggendogli nelle pieghe dell’anima, e, finito di leggere, cambiò discorso.
“Avevi un’altra cosa, mi pare„, diss’egli.
Il marchese ostentò di reprimere grosse ondate di riso, ostentate anche quelle.
“Sì, un’altra cosa„, diss’egli. “Un’altra cosa sicut et in quantum„.