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VI.


Entrata nel portantino di casa, Marta, prima di mettersi a salire la scala, lacerò e disperse in minutissimi pezzi la lettera veduta dal Falcone. Insieme con la lettera lacerò un biglietto d’invito a stampa; poi si passò le mani su gli occhi e su le guance infiammate, e stette un po’ perplessa, come se si forzasse a rammentare qualcosa.

Si sentiva pulsare tutte le vene e, in quella momentanea indecisione, l’interno turbamento cresceva e le offuscava il cervello, quasi inebriandola. Era com’ebra, difatti, e sorrise inconsciamente col volto acceso e gli occhi sfavillanti, a pie’ della scala.

Che aspettava per salire?

La calma esteriore, almeno, perchè la madre e la sorella non s’accorgessero di nulla!

Salì in fretta, come se sperasse di sfuggire con quella corsa al pensiero che la turbava. Avrebbe mentito in presenza della madre e della sorella, in qualunque modo, senza preparazione: non mentiva forse ogni giorno per nascondere le proprie amarezze?

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