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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu{{padleft:26|3|0]]in cui la natura è selvaggia, e non ancora ha subìto gli effetti dell’umana operosità, le sensazioni debbono essere pochissime, le fibre degli uomini rozze. A misura che le sensazioni crescono per la trasformazione che il mondo esterno subisce per mano dell’uomo, le fibre gradatamente si dirozzano; quindi le tre età che si riscontrano nell’uomo, esistono egualmente nelle società dei sensi, il puro stato selvaggio; dell’immaginazione, l’epoca delle favole e degli eroi; della ragione, l’epoca delle forti passioni, delle grandi virtù, perchè la fibra ha raggiunto tutto quel grado d’irritabilità di cui è capace. Dunque per la natura umana il moto, il cangiamento delle condizioni e relazioni degli uomini, è immancabile; e per la stessa natura nelle società debbono sempre migliorando succedersi tre età diverse; dunque progresso. Ma le modificazioni, ed i rapporti, effetti dell’umana operosità, essendo indefiniti, indefinito eziandio il numero delle sensazioni che ne risultano; e siccome le soverchie, e continue sensazioni logorano ed ammolliscono le fibre, e gli uomini s’avviliscono, ne risulta che le società debbono eziandio soggiacere allo stato di vecchiezza, e morire di sfacelo; il progresso indefinito è impossibile.

Ora ci faremo a particolareggiare le nostre ricerche. Generalmente ogni modificazione che l’uomo opera sugli oggetti circostanti è un prodotto; le modificazioni sono indefinite; i prodotti debbono indefinitamente crescere.

Discorremmo nel primo saggio come si formano le prime famiglie, e quindi i paghi, le città; quindi l’uomo tende all’associazione, o perchè il debole donasi al forte per essere protetto; o perchè questi lo fa suo schiavo, o perchè varii deboli si collegano contro il forte. Insomma questa tendenza continua risulta dall’istinto della propria conservazione, dalla ricerca della prosperità, dalla paura della vendetta, non già dall’amore

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