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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poe - Storie incredibili, 1869.djvu{{padleft:283|3|0]] tutti, — tutti! E sur ogni parvenza arricciata di spavento cadde il sipario con la violenza della tempesta». —

«E gli Angeli, pallidi e convulsi, rizzaronsi qui tutti scindendo i loro veli; e — sentite! — affermano che questo dramma è una tragedia intitolala: Uomo, il cui vero eroe trionfatore è il Verme. Il Verme!...»


— Dio! — sclamò commossa Ligeia, levandosi su ’n piedi e stendendo verso il cielo le braccia come colta di spasmo, tosto ch’io ebbi terminato di recitare que’ versi. — O Dio, o Padre celeste, e fia egli vero che tali cose si compiano irremissibilmente? Nè questo conquistatore, il Verme, non sarà dunque giammai disfatto? Che! non saremmo noi dunque una parte e una particella di Te? «E chi, chi mai conosce i misteri della volontà e la sua forza? L’uomo non la cede agli angeli e non s’arrende intieramente alla morte che per debolezza della povera sua volontà!»

E qui, come sfatta dall’emozione, lasciò andare le bianche sue braccia, e solennemente si volse nel suo letto di morte. E in quella che alenava l’estremo suo spiro, un indistinto murmure errò su le sue labbra scialbe. E rattenendo il respiro e teso l’orecchio, nuovamente riconobbi la conclusione del passo di Glanwill: «L’uomo non la cede agli angeli, nè s’arrende intieramente alla morte, se non per difetto della povera sua volontà.»

Morì. — Io, disfatto, annichilito dal dolore, fui incapace di sopportare più lungamente la spaventevole desolazione della mia dimora in quella trista e squallida città sulle sponde del Reno. Nè

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