< Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 46 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poe - Storie incredibili, 1869.djvu{{padleft:52|3|0]]levavansi certe protuberanze che i frenologi avrebbero preso a ricettacolo degli organi della costruttività, del paragone e della causalità, pareva il degno seggio dell’idealità e dell’estetica più squisita. Grandi i suoi occhi, cupi e stranamente scintillanti; nobile e sodo il naso; fini e melanconici i contorni delle labbra, sebben talora a inesprimibil sorriso atteggiati; d’un colore bruno chiareggiante, aveva la faccia generalmente pallida, la fisonomia un po’ distrutta, su cui vedevasi lieve lieve errare abituale melanconia.

Notevole e proficuo il suo conversare, quantunque, non facile od elegante parlatore nel senso della parola; ma pieno di vasto sapere, di forti studi, d’impressioni variamente acquisite. La sua era eloquenza poetica per essenza, di metodo, immaginosa, sagace e talora strana e capricciosa.

Ma è tempo che l’uomo scompaia nella grande individualità dell’artista: qui è finito il nostro cómpito.


B. E. Maineri.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.