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168 i vecchi di ceo

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Pubertà,
fonte segreto che spiccia
  senza un tremito e un gorgoglio,
ma che di tenero musco
  veste insensibilmente lo scoglio:
a te dia Lachon l’erba del leone,
l’appio verde del bosco Nemèo.



  Conobbe l’inno, il primo inno cantato
a lui quand’era il suo destino in boccia
tuttora, quanti anni passati? Tanti!
E da sinistra volsero i fanciulli,
come i notturni aurei pianeti, a destra.


Nulla sta!
Tutto nel mondo si muove,
  corre, o giovinetto atleta,
come nell’inclito stadio
  tu col piede di vento alla meta:
di che la prima delle tue corone
tu riporti all’Euxantide Ceo.



  I fanciulli si volsero con gli occhi
al cielo e al mare, fermi su la terra
sacra, alzando le acute esili voci.


Ora è ora d’amare.
  L’appio verde vuoi sol tu?
Corrano, un tempo, le gare,
  dove Lachon non sia più,


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