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62 l’ultimo viaggio

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Su la decimottava alba la zattera
egli sentì brusca salire al vento
stridulo; e l’uomo su la barca solo
era, e sola la barca era sul mare:
20soli con qualche errante procellaria.
E di là donde tralucea già l’alba,
ora appariva una catena fosca
d’aeree nubi, e torbide a prua l’onde
picchiavano; ecco e si sventò la vela.
  25E l’uomo allora udì di contro un canto
di torte conche, e divinò che dietro
quelle il nemico, il truce dio del mare,
venìa tornando ai suoi cerulei campi.
Lui vide, e rise il dio con uno schianto
30secco di tuono che rimbombò tetro;
e venne. Udiva egli lo sciabordare
delle ruote e il nitrir degli ippocampi.
E volavano al cielo alto le schiume
dalle lor bocche masticanti il morso;
35e l’uragano fumido di sghembo
sferzava lor le groppe di serpente.
Soli nel mare erano l’uomo e il nume
e il nume ergeva su l’ondate il torso
largo, e scoteva il gran capo; e tra il nembo
40folgoreggiava il lucido tridente.
  E il Laertiade al cuore suo parlava,
ch’altri non v’era; e sotto avea la barra.

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