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LIBRO III



XXXVI.


Passa la nave mia, sola, tra il pianto
De gli alcïon, per l’acqua procellosa;
E la involge e la batte, e mai non posa,
4De l’onde il tuon, de i folgori lo schianto.

Volgono al lido, omai perduto, in tanto
Le memorie la faccia lacrimosa;
E vinte le speranze in faticosa
8Vista s’abbatton sovra il remo infranto.

Ma dritto su la poppa il genio mio
Guarda il cielo ed il mare, e canta forte
11De’ venti e de le antenne al cigolío:

— Voghiam, voghiamo, o disperate scorte,
Al nubiloso porto de l’oblio,
14A la scogliera bianca de la morte. —



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