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V.

F. PETRARCA


Se, porto de’ pensier torbidi e fóschi,
Ridesse un campicello al desir mio
Con poca selva e il lento andar d’un rio
4A l’aër dolce de’ miei colli tóschi,

Vorrei, là in parte ove il garrir de’ loschi
Mevi non salga e regni alto l’oblío,
Pórti un’ara con puro animo e pio
8Ne la verde caligine de’ boschi.

Ivi del sol con gli ultimi splendori
Ridirei tua canzon tra erbose sponde
11A l’onde a l’aure a i vaghi augelli a i fiori:

Gemerebber piú dolci e l’aure e l’onde,
Piú puri al sole i fior darían gli odori,
14Cantando un usignol tra fronde e fronde.



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