< Pagina:Poesie (Carducci).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
332 levia gravia

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poesie (Carducci).djvu{{padleft:358|3|0]]



Ma non fia già che il limpido
Sol riconforti ed Elle argentea lavi
Te falso Tito sarmata,
40Te glorïato redentor di schiavi.

Perché là su Vistola
Tutta una plebe a Dio grida e si duole,
E il ferro entro le fauci
44Tronca l’inerme priego e le parole?

Perché le madri accusano
Fioche ne’ pianti i siberiani esigli
E a la terra e a l’oceano
48Chieggon le sparse, ohimè, tombe de’ figli?

Bella ed austera vindice
Su i larghi mar cammina alta una dea:
Arde di amore il nubilo
52Ciel da’ suoi lumi e ’l pigro suol ricrea.

Ratta piú che il fulmineo
Piè de’ polledri ucrani, eccola! l’asta
Incontro a lei da l’ispido
56Tuo cosacco vibrata, o Czar, non basta.

È la dea che l’iberica
Donna sgomenta: in van s’abbraccia a l’ara
La peccatrice, e i lugubri
60Odi rattizza e i fochi atri prepara.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.