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De’ tuoi begli anni il fiore,
O fanciulla, intristí, chiedendo in vano
L’aer e l’amor ch’ogni animal desía;
140Ma ride in quel bagliore
Di sete e d’òr, che con la bianca mano
La marchesa raccoglie e va giulía
In danza. Or pianga e aspetti pur, che importa?.
144La prostituzïone a la tua porta.

Quel che ne la pupilla
Del figliol tuo gelò supremo pianto
Che tu non rasciugasti, o madre trista,
148Gemma s’è fatto e brilla
Tra ’l nero crin de la banchiera. E intanto
Il leggiadro e soave economista
A lei che ride con la rosea bocca
152Sentenze e baci dissertando scocca.

Gioite, trïonfate,
O felici, o potenti, o larve! e quando
Il sol nuovo la plebe a l’opre caccia,
156Uscite e dispiegate,
Pur la mal digerita orgia ruttando.
Le vostre pompe a’ suoi digiuni in faccia;
E non sognate il dí ch’a l’auree porte
160Batta la fame in compagnia di morte.



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