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“Questi versi li ho rubati in casa del poeta, fra alcuni suoi manoscritti giovanili. Furto domestico, qualificato per la persona, sette anni di reclusione, se Giosue mi denuncia! Ma per fortuna non lo farà. Oltre tutto, dopo Oberdank, non credo che egli abbia voglia di presentarsi al procuratore del re.„

XXII) pag. 341, v. 5. In questa e nelle tre seguenti strofe si accenna al glorioso scolio di Callistrato, che solevasi cantare dagli Ateniesi ne’ conviti, a onore degli eroi della libertà, Armodio e Aristogitone: incomincia “Entro un ramo di mirto la spada io vo’ portare, come Armodio e Aristogitone, quando il tiranno uccisero e a leggi uguali Atene fecero.„

XXIII) pag. 347, v. 17 e segg. Stavo appunto scrivendo questi versi (ne’ primi di febbraio del 1863), quando nella Gazzetta di Torino e nella Nazione di Firenze lessi di un fanciullo decenne, che lavorava a opra di manovale e fu trovato una sera mezzo morto di freddo di fatica di fame in non so piú qual via di Torino. Ciò avverto per quelli che, volendo forse risparmiare per sé tutta la loro tenerezza, si abbandonano assai leggermente a condannare il sentimentalismo di certe questioni.

pag. 351, v. 11. È un verso di Giacomo Leopardi che allogatosi in questa strofe non mi è riuscito levarnelo per quanta fatica v’abbia durato intorno; tanto che, ripensatoci sopra, vidi bene che sarebbe stato cima di stoltezza, non che di villania, mettere fuori dell’uscio un verso di Giacomo Leopardi; e ricordandomi quel che fu detto d’Omero, che era piú difficile togliere un verso a lui che la clava ad Ercole, ho fatto quasi il peccato di compiacermi dentro di me del furto commesso: di che, da buon cristiano, mi confesso e mi rendo in penitenza.

XXV) Scritto avanti che si pensasse all’alleanza colla Prussia e a’ congressi della pace. La prima strofe allude a un fatterello del Cromwell come lo racconta nei Quatre Stuarts

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