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Con giunte le mani prostrato il Ferruccio
Al reo Maramaldo chiedeva mercé,
E Gian de la Bella levato il cappuccio
16Mostrava lo schiaffo che Berto gli diè.4

E Dante Alighieri vestito da zanni
Laggiú in Santa Croce facea ’l ciceron,
Diceva — Signori, badatevi a’ panni,
20Entrate, signori: voi siete i padron.

Che importa se l’onta piú, meno, ci frutti?
Io sono poeta, né so mercantar.
Il ghetto d’Italia dischiuso è per tutti.
24Al popol d’Italia chi un calcio vuol dar? —

E dietro una tomba vid’io Machiavello
De gli occhi ammiccare con un che passò
E dir sotto voce — Crin morbido e bello,
28Sen largo ha mia madre; né dice mai no.

Son fòri fulgenti di dorie colonne
I talami aperti di sue voluttà:
Su ’l gran Campidoglio si scigne le gonne
32E nuda su l’urna di Scipio si dà — .


Firenze, nei primi giorni di nov. del 1867.



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