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— Or che le madri gemono
Sovra gl’insonni letti,
Or che le spose sognano
20Il nostro spento amor,
Noi rileviam dal Tartaro
I bianchi infranti petti,
Per salutarti, o Italia,
24Per rivederti ancor.
Qual ne l’incerto tramite
Gittava il cavaliero
Il verde manto serico
28De la sua donna al piè,
Per te gittammo l’anima
Ridenti al fato nero;
E tu pur vivi immemore
32Di chi moría per te.
Ad altri, o dolce Italia,
Doni i sorrisi tuoi;
Ma i morti non obliano
36Ciò che piú in vita amâr;
Ma Roma è nostra, i vindici
Del nome suo siam noi:
Voliam su ’l Campidoglio,
40Voliamo a trïonfar. —
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