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LXXVII.

IL COMUNE RUSTICO


O che tra faggi e abeti erma su i campi
Smeraldini la fredda ombra si stampi
Al sole del mattin puro e leggero,
  O che foscheggi immobile nel giorno
Morente su le sparse ville intorno
6A la chiesa che prega o al cimitero

Che tace, o noci de la Carnia, addio!
Erra tra i vostri rami il pensier mio
Sognando l’ombre d’un tempo che fu.
  Non paure di morti ed in congreghe
Diavoli goffi con bizzarre streghe,
12Ma del comun la rustica virtú

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