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Noi pochi e puri (il secolo
Sieci, se vuol, nemico)
Libiamo a Febo Apolline
40E al santo carme antico.
Lenti, a che state? or s’alzino
Colme le tazze al vóto.
A le decenti Cariti,
44Ecco, tre nappi io vuoto.
Sacro a’ sapienti è il numero
De i nappi tre: ma nove
A noi ne chieggon l’impari
48Figliuole ascree di Giove.
Né san le dive offendersi
Del temperato bere,
Né tu discordi, o Libero,
52Da le virtú severe.
Anch’ei la tazza intrepido
Catone al servo chiese,
Poi ripensando a Cesare
56Il roman ferro prese:
E, in quel che Bruto vigila
Su le platonie carte,
Cassio tra’ lieti cecubi
60Gl’idi aspettò di Marte.
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