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MISERIA.
(a un amico).
I.
Grida pur, saggio amico, a tuo talento.
Connaturata la miseria al mondo;
Io so che in petto un intimo e profondo
Eterno grido accusator mi sento;
E fin che d’un tapino odo il lamento
E una moneta in un piacer profondo
Reo mi tengo, e tal sono; e in cor nascondo
Un senso di vergogna e di sgomento.
E spesso al desco mio parco, ma lieto,
Col pan lasciando ricader la mano,
Taccio, assalito da un terror secreto,
E sento alti singhiozzi e voci d’ira
D’un desolato popolo lontano
Che maledice a la mia mensa e spira.
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