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ALL’ARTE.


Qualche volta t’insulto e mi ribello
A te, bell’Arte, amor mio maledetto;
Terribile cilicio all’intelletto,
Cancro orrendo del core e del cervello!

Con la penna, per te fatta coltello,
M’apro la fronte e mi dilanio il petto;
Per te m’è affanno ogni più dolce affetto,
Per te tortura ogni pensier più bello.

E intanto intorno a me ride il lavoro
Sano e tranquillo de la gente oscura,
E l’amor regna e la potenza e l’oro;

Ed io, stupido pazzo, invecchio e piango,
E più ti veggo bella, immensa e pura,
E più mi sento sprofondar nel fango.

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