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VI.

Se li vedessi i poveri dottori!
Nessun affanno il loro affanno eguaglia;
E cuci e fascia e lega e stringi e taglia,
Non han tempo di tergersi i sudori.

Li vedi, ansanti, con la lingua fuori,
Larve di pace in mezzo alla battaglia,
Fra le scheggie saltar della mitraglia
Sbalorditi dal sangue e dai dolori.

Uno io ne vidi biondo e giovanetto,
Esterrefatto all’orrido macello,
Ma d’immensa pietà fervido il petto

E i moribondi ricopria di baci
E il suo santo terrore era più bello
Che la calma superba degli audaci.

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