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Della fortuna, e nella vota mente
S’inaridisca la gentil sorgente
Dei ridenti pensieri,
Onde mi vien da qualche ignoto amico
Il saluto lontano;
E dalla inetta mano
Cada la penna come un’arma infranta;
E ch’io rimanga povero, negletto
Dai più diletti amici miei, costretto
A guadagnar la vita
Con un lavoro che l’orgoglio offenda
E in cor m’apra ogni giorno una ferita;
E nella mia miseria
Viva ignoto o deriso,
E la fatica ingrata
M’ammorbi il sangue e mi deformi il viso
E i miei capelli imbianchi;
E tutto, fuor che la costanza invitta
E il senso dell’onor, tutto mi manchi,
E mi fuggan dal cor le più leggiadre
Illusioni e perda ogni speranza....
Purchè dalla mia stanza
Io senta sempre respirar mia madre.

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