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II.
E ripenso alla rorida e tranquilla
Beltà dei boschi ventilati e scuri,
E a le cupe cantine ove dai muri
L’acqua gelata, risonando, stilla;
Penso alla birra che spumeggia e brilla
Nei cristalli appannati, ai freschi e puri
Fonti del Canavese, ai pezzi duri
Che ho divorati a Napoli a la Villa;
E penso al mar d’Oneglia ove bambino
Tuffai la testa, e al venticel fragrante
Che increspava il gentil flutto azzurrino;
E sudo e sbuffo e mi tormento il core,
E forse — ahi lampo orrendo! — in questo istante
Sta pigliando le docce l’Editore.
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