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IX
PER NOZZE ZAMBECCARI, IN BOLOGNA.

Ardea per l’auree spire
de le intrecciate serpi il vasto scudo,
ardea l’egida eterna

e scotea la grand’asta il braccio ignudo.
5Le volubili piume

del candido cimiero
movea librato su le placid’ali
un zefiro leggiero.

Ma lo sguardo tranquillo
10gli apparecchi smentia d’orrenda guerra;

tócca dal casto piede,

utili piante producea la terra.

Oh de le leggi antiche

madre e de l’arti nòve!
15Oh sola dea nel cielo

prole matura de’ pensier di Giove !

Ella al garzon leggiadro,
che onesto amor d’un gentil foco accese,
in maestoso aspetto
20stette d’avanti, e ragionar s’intese;

e tal forse ai consigli
de la visibil diva
gli avidi orecchi ne l’etá remota
il saggio Ulisse apriva.

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