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le tigri avvezze a insanguinar gli artigli.

Cosi tu, che somigli
60a queste in crudeltate,

in rigidezza a quelle,

verresti insiem con elle:

ed io vagheggerei l’alta beltade

di quel candido viso,
65dove perde il ligustro e il fiordaliso.

Licori render paga

stato ben meglio fora:

s’ell’è men bella, eli’ è pur meno altera.

Quanto se’ tu piú vaga,
70tanto piú schiva ancora

e mi ti mostri tanto piú severa.

Ti seguo, e tu leggiera

via piú che cerva corri;

ti cerco, e tu t’ascondi;
75ti chiamo, e non rispondi;

t’am’io piú di me stesso, e tu m’abborri;

al ciel gli ultimi stridi

mando, vinto dal duolo, e tu ten ridi.

E ben sento che omai
80l’afflitto cor vien meno:

a tanto affanno giá convien ch’io muoia.

Pur son contento assai;

poiché, morendo, almeno

far cosa io spero che t’apporti gioia.
85Non ti daran piú noia

le mie tristi querele.

Gli estremi accenti or odi,

Fillide: esulta e godi.

Qui ben tosto io morrò, Filli crudele;
90crudel, qui sarò strazio

dei lupi ingordi, e il tuo rigor fia sazio.

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