< Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
perché nell’esser pia non la simigli?
Ah ! se tu a’ miei consigli
acconsentir volessi,
ICO o mia dubbiosa speme,
noi lietamente insieme
nelle stess’opre, ne’ pensieri stessi
spender potremmo Tore;
che tu sei pastorella, io son pastore.
105Perché tu, alfin deposto
quel tuo rigor, con meco
le pecorelle a pascolar non meni?
Filli, perché non tosto
questa, che or io t’arreco,
no pecora, onor del gregge, a prender vieni?
Ma spregi e a vile tieni
qualunque in dono io t’offro
cosa di non vil pregio;
e da questo dispregio
115piú cresce il duol che indegnamente soffro.
Deh, almen cotanto ei cresca,
che fuor di vita e fuor di pene io n’esca!
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.