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e a me, Fillide cara,
65Amor, per cui mia vita è tanto amara.
Or so quant’ei sia grave
e come abbia in costume
d’arder le vene e consumar le membra!
Certo nudrito l’ave
70un’orsa; e non giá un nume,
ma una fera spietata ei mi rassembra.
Ben ora mi rimembra
che un giorno il buon Filonda,
quand’io da prima ardea:
75— Figlio, l’amor — dicea —
par nello incominciar cosa gioconda;
ma tal diventa poi,
ch’altra cosa non è che tanto annoi. —
Ma quel che piú cordoglio
80m’arreca e mi contrista
è che, qualunque e’ sia, tu mai noi provi.
Gir dalla vecchia or voglio
tessala Clearista,
perch’ella al mio dolor soccorso trovi:
85che con incanti nuovi,
giá esperta in arte maga,
tali usar erbe puote
e sussurrar tai note,
che ti faccian di me divenir vaga.
90Se questo avvegna, o Filli,
oh, quanto fien miei di lieti e tranquilli!