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se tu albergar volessi
meco ne’ miei recessi.

65Lontan di qui non molto,

sotto scoscesa balza

è mia spelonca, d’ellera coperta:

un verde bosco e folto

quivi d’intorno s’alza,
70e un’ombra fa di bei rami conserta.

Discende giú per l’erta,

figlio d’alpestri massi,

un vago ruscelletto,

che move, terso e schietto,
75fra erbette e fiori, mormorando, i passi,

il cui lucido argento

desta di ber talento.

Se non ch’altre bevande

cercar giá non degg’io,
80che latte ognor bere a mia voglia posso:

che tanto e tanto è grande,

o ninfa, il gregge mio,

che ingombra tutto alla montagna il dosso.

Un bel nappo di bosso
85per te riposto io tegno,

le di cui sponde tócca

non hanno ancor mia bocca.

A te vo’ darlo, e di te il dono è degno:

con esso ber tu puoi
90e quando e quanto vuoi.

Deh! fuor dell’acque or movi,
e non recarti a scorno
del maggior de’ ciclopi esser mogliera.
Mi troverai di novi
95e bei costumi adorno:

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